Vogue – Emilio Gola, l’artista del mese che dipinge accumuli di scarpe, abiti e persone

Di Mariuccia Casadio

Emilio Gola: scopriamo i coloratissimi lavori del nuovo artista scoperto da Vogue Italia

Nei suoi quadri le cose sono cumuli, stratificazioni casuali che saturano lo spazio, mentre sostengono e sospendono corpi in equilibrio precario. Nell’arte di Emilio Gola, milanese di ventotto anni, che si è iscritto all’Accademia di Brera dopo tre anni di Politecnico, ci sono gli amici e l’aria del tempo. La vita e gli incontri in interior sopraffatti da giovanili passioni per scarpe e sneakers, montagne di coriandoli, pile disordinate di libri. Come delle architetture di umani e oggetti, abiti e capelli multicolore, afflati inanimati di socialità, di abbandono, di relax e reliquie dello shopping, che si sovrappongono e si fondono insieme. 

«Il mio primo dipinto è il ritratto di un amico caduto sulla poltrona e il punto centrale non è più il volto, ma proprio la caduta. Mi sono allontanato così dall’introspezione. E quando nel quadro si sono aggiunte più persone hanno generato degli ingranaggi di umanità. Incontri che in fondo descrivono il mio contesto». E con altre persone, suoi coetanei, altri giovani artisti suoi ex-compagni di accademia, Gola interagisce davvero full-time. Nello studio in via Piero della Francesca che condivide con Martina, Roberto e Filippo, come lui emergenti eccellenti, si respirano i sogni e gli interscambi di chi è determinato a ricercare e a trovarsi. 

«Ogni quadro rappresenta un insieme in cerca di forma. È come se il quadro fosse un tentativo di raccontarsi e insieme di interpretarsi. Un’indagine sul nostro modo di essere vivi. In un quadro sono entrate le scarpe perché ne sono circondato anche qui in studio, lo stesso vale per l’altro con i libri. Questi oggetti raccontano un po’ l’identità, la ricerca dell’identità, che non di rado è determinata da quanto è intorno a noi: gli altri, le cose, le ossessioni». La ricerca e il senso del gioco peraltro coesistono nella pratica e negli immaginari di Emilio, che, erede di una nobile famiglia milanese, discende da un omonimo rappresentante della Scapigliatura italiana, ha un nonno celebre medico che dipinge nel tempo libero e si è iscritto al liceo artistico con l’incondizionato benestare del padre. 

L’arte insomma è un affare di famiglia, un modo transgenerazionale di esprimersi. Antonio Grulli, che di Gola e di Martina Cassatella e Roberto de Pinto, i due artisti che ne condividono lo studio, curerà una mostra a fine settembre nello spazio ArtNoble di Milano, ha illuminato Emilio con un’osservazione. «Mi ha detto che le tre figure dei miei quadri possono diventare una costante della mia pittura, che è sempre dal vero come le bottiglie di Giorgio Morandi». Una futura, concluderei, possibile e magnifica ossessione d’artista.


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