Interni – Tre modi per dire la stessa cosa
Di Danilo Signorello
ArtNoble Gallery presenta la collettiva di Martina Cassatella, Roberto de Pinto e Emilio Gola, a cura di Antonio Grulli. Dal 20 settembre al 24 novembre 2022 a Milano in via Ponte di Legno 9
Un’opera d’arte è spesso un punto di domanda di fronte al quale ci si arrovella, sapendo che probabilmente non ci sarà mai risposta. Indizi sì però. Attraverso l’arte si frantumano davanti ai nostri occhi mondi e tradizioni che chi osserva fa suoi. E allora, che cosa chiede l’arte a chi la guarda e cosa chi la osserva chiede all’arte? Tutte le opere lasciano qualcosa, modificano i gusti, arricchiscono le conoscenze. Raccontano e dicono.
Raccontare la pittura
“Tre modi per dire la stessa cosa. Tre modi per dire pittura. Di questo tratta la mostra. Ogni pittore è sia affermazione di un modo di dipingere, sia critica implicita di tutto ciò che è stato dipinto fino a oggi. E non c’è nulla di più elettrizzante di una nuova generazione che emerge, portando nuove forme, nuovi sentimenti, e facendo pulizia di tutto ciò che ormai non è più in grado di parlare. Tre giovani pittori, usciti dall’Accademia di Brera, si presentano sulla scena italiana. Martina Cassatella, Roberto de Pinto, Emilio Gola. Tre pittori differenti tra loro, ma uniti da uno spirito comune.Tre modi per dire una pittura nuova, senza sensi di colpa, senza complessi di inferiorità rispetto agli altri linguaggi”, spiega Antonio Grulli curatore della mostra presso gli spazi milanesi di ArtNoble.
Bagliori di luce, tepori estivi e corpi aggrovigliati
Sono ombre attraversate dalla luce quelle evocate da Cassatella: bagliori che emergono dall’oscurità. Lo sguardo è dall’interno, energia che splende e racchiude. Tepori estivi spingono le figure di de Pinto a togliersi la canottiera, a stare in costume, a scoprire la propria pelle che, nuda e imperfetta, è esposta ai raggi del sole: ruvida e sudata, si brucia e si colora di terre argillose, si sporca di carbone; i rossi e i neri delle figure dei vasi antichi. La pittura di Gola è una pittura che è capitata da sé. Tre corpi si aggrovigliano, si mescolano e si sciolgono. Gli oggetti trovati, che abitano lo studio dove lavora, completano la composizione dei suoi lavori.
Colore come nucleo di luce
“La pittura di Martina è fatta di mani, luce e capelli. In ogni quadro vengono declinati e ricombinati diversamente. Tre elementi che permettono di indagare il modo in cui la pittura riesce a farsi forma plastica, il modo in cui il colore diventa un nucleo di luce, e il modo in cui la linea astratta può essere figura capace di attivare e destabilizzare la superficie pittorica, andando a creare intense figure fantasmatiche”, racconta Grulli
Alter ego dell’artista
“Roberto popola la tela di corpi provenienti dal Mediterraneo profondo. Sono alter ego del pittore, oziosi, immersi nell’acqua o all’ombra della vegetazione; talvolta emerge solo una parte dei volti o un dettaglio anatomico, talvolta sono rappresentati in gruppetti poco affaccendati, forse per la calura. Le tecniche da lui utilizzate, l’encausto e i pastelli, si fanno erotica della pelle, delle abbronzature, delle ombre sui corpi.”
Costellazioni temporanee
“Emilio è punto, linea e superficie. I corpi degli amici creano temporanee costellazioni in continua riformulazione; motivi pittorici ricorrenti resi attraverso textures realizzate attraverso l’utilizzo di strumenti estranei alla pittura, a cui si aggiungono linee cariche di energia cinetica in grado di sintetizzare le dinamiche dei corpi, e superfici pittoriche mediante le quali si esaltano le linee e i punti delle textures.”.
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