
Exibart – Zeitgeber (Donatore di tempo)
ArtNoble gallery è lieta di presentare Zeitgeber (donatore di tempo), mostra collettiva che inaugurerà il 22 aprile
presso i nuovi spazi della galleria a Milano, in Via Ponte di Legno 9.
Coniato da Jürgen Aschoff (1913-1998) – medico, biologo, fisiologo comportamentale e uno dei padri della moderna cronobiologia –, il termine zeitgeber è usato in etologia per indicare un fattore esterno a un organismo, capace di sincronizzarne l’orologio biologico rispetto al contesto ambientale. È l’interno mediato dall’esterno, un fenomeno regolatore il cui esempio maggiore è forse la luce, proprio per i suoi rapporti con i cicli biologici e i ritmi di sonno veglia. In questo senso lo zeitgeber è ‘donatore di tempo’ – dalle parole tedesche zeit, tempo, e geber, datore –: regola la ritmica del vivente e vi compartecipa, concerta in coro le metamorfosi, quelle che avvengono in natura così
come nelle fiabe e nei miti, presentandosi come ‘spirito’, ‘agente’ o ‘entità’ nelle storie radicate ai territori.
Gli artisti in mostra condividono quest’interesse, tanto teorico quanto pratico, rispetto all’osservazione dell’ambiente
naturale e animale, allo studio dei fenomeni atmosferici e biologici, fino a quegli aspetti magici che accompagnano
le metamorfosi che avvengono in natura.Pratiche e tecniche differenti legate a luoghi diversi, e quindi a esperienze biografiche singolari, ma accomunate da un’affezione comune: quella del sentire e, per certi aspetti, fare il paesaggio. Per questo, la mostra è stata concepita come un concerto a più voci, come una ‘variazione
su tema’, non solo mettendo a dialogo le opere, ma anche proponendo una bibliografia di riferimento, discussa
collettivamente con gli artisti, che rimarrà disponibile al pubblico per la durata della mostra.
Così che le sculture di Edoardo Manzoni, legate ai temi della mimesi, della caccia e della seduzione, anche rispetto
ai garnments animali e alla loro apparente disfunzionalità, conducono l’artista a dialogare con l’installazione
di Silvia Mariotti, attenta allo studio di ambienti notturni e crepuscolari, alla stratificazione di elementi reali e arti artificiali e alla simbologia dei paesaggi carsici. A questi lavori si affiancano gli strati pittorici attraverso i quali Simon
Nicasz-Dean, nei suoi monotipi, gioca con il tempo, sovrapponendo momenti diversi negli stessi ambienti. Una
memoria in movimento, un ricordo che conforma lo spazio a un’interiorità, a un inconscio a cavallo tra il soggettivo
e l’ambientale. L’aspetto soggettivo e le immagini di fiori provenienti dall’infanzia giocano un ruolo importante nei
lavori di Katherine Jones, pensati come serre destinate a proteggere le piante tropicali instabili e altre specie migrate, sottolineando così il ruolo dell’ambiente artificiale e naturale come agente trasformatore e selettivo. Giovanni Chiamenti presenta invece una serie di lavori in ceramica, ibridi tra l’animale e il vegetale che vogliono riflettere sugli adattamenti delle specie e le loro metamorfosi, insieme con una scultura in plexiglass realizzata attraverso l’elaborazione di dati falsati da un A.I. Un’altra metamorfosi è quella a cui si interessa Giulia Mangoni, che ricostruisce la storia di Marica, ninfa pre-romana continuamente soggetta a distorsioni di natura e mai iconograficamente fissata, nell’intento di ripensare una possibile attualità di questa figura legata tanto all’universo naturale quanto alla cultura e alla storia dell’Isola del Liri. Infine, Michele Guido è presente in qualità di voce narrante
e ‘accompagnatore’ della mostra. Con il testo Coltivare la luce/Seminare la carta, l’artista ricerca le suggestioni, le immagini e i tropismi che s’intravedono nella concertazione delle opere in mostra e nelle sensibilità degli artisti, presentando anche due recentissime produzioni, in forma di lightboxes, dal titolo foglia_luce. Due riprese fotografiche che evidenziano come il processo del fototropismo vegetale annienti l’architettura per cercare la luce, dicome nutrimento e morfologia siano strettamente legati da un ‘fenomeno luminoso’.